Ascolta! Leningrado suona

Di G. Sergio Ferrentino
Letto da: Dario Penne, Raffaele Farina, Antonello Governale, Claudio Moneta, Patrizia Salmoiraghi, Francesca Vettori
Durata: 34 min

Se il radiodramma “Ascolta! Parla Leningrado” racconta la radio (di Leningrado) attraverso un’altra radio (di Lugano), il secondo, “Ascolta! Leningrado suona”, rievoca l’immediata vigilia del concerto nel Palazzo dei Congressi, sempre a Lugano, facendo vivere al pubblico un’esperienza che si potrebbe definire radio-azione teatrale. 

Sul palco, centosedici leggii, sei musicisti che accordano gli strumenti. Fuori scena, altrettanti attori che danno voce ai loro pensieri. Sarò in grado di suonare? Mi basterà il fiato o la forza nelle mani? A cosa pensa un violino mentre prova un passaggio insidioso? A tenerlo in ansia è più il proprio stato di forma o quello della cassa armonica dello strumento, bloccata per tutto l’inverno in una corazza di ghiaccio? Lo spettacolo mette in scena – e in onda – l’ansia di questi musicisti assediati, la lotta segreta tra il senso del ritmo e quello della fame, il brivido di chi sta per entrare della Storia, la paura di non esserne all’altezza. Sono pensieri che si illuminano, voci che si accendono all’improvviso e poi sfumano, strumenti che frugano nel buio alla ricerca dell’intonazione giusta, dopo mesi di silenzio. Alla fine del radiodramma, saliva sul palco il resto dell’orchestra, il direttore Mikhail Pletnev sollevava le bacchette, partiva la Settima di Šostakovic e il Palazzo dei Congressi di Lugano si trasformava definitivamente nella Sala Grande della Filarmonica di Leningrado. 

Arrangiamenti musicali di Giorgio Koukl. 

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