Ascolta! Parla Leningrado… Leningrado suona

 4,00

ASCOLTA! PARLA LENINGRADO…

Scritto e diretto da Sergio Ferrentino

Con: Dario Penne, Raffaele Farina, Francesca Vettori, Augusto Di Bono, Patrizia Salmoiraghi, Oliviero Corbetta, Antonello Governale, Claudio Moneta, Davide Garbolino, Gianni Quillico, Sax Nicosia, Roberta Petrozzi, Alessia Vicardi, Lella Costa, Silvano Piccardi, Nicoletta Bertorelli

Musiche originali di Diego Fasolis

SINOSSI

“Ascolta! Parla Leningrado”, è una ricostruzione della vita e del ruolo del “comitato radiofonico” durante i 900 giorni dell’assedio di Leningrado. “Ascolta patria, parla Leningrado, parla la città di Lenin…” era l’annuncio iniziale delle trasmissioni con cui la radio comunicava con gli stessi leningradesi e con il resto del mondo – tedeschi inclusi.
Leningrado Settembre 1941
Sopra il Palazzo d’Inverno, nubi rosso sangue incendiano il cielo. Per strada, sui muri lungo la Nevskij Prospekt compare la scritta “Il nemico è alle porte”. La città di Pietro il Grande, di Pushkin, di Dostoevskij, la città di Lenin è sotto l’assedio nazista. Da quel cerchio d’acciaio niente e nessuno potrà più uscire, per novecento giorni. Niente tranne la voce di Radio Leningrado dalla quale uscì il 9 Agosto 1942 la Settima di Shostakovic.

…LENINGRADO SUONA!

Scritto e diretto da Sergio Ferrentino

Con: Antonello Governale, Claudio Moneta, Patrizia Salmoiraghi, Dario Penne, Raffaele Farina, Francesca Vettori

Musiche originali di Diego Fasolis

Se “Ascolta! Parla Leningrado…” racconta la radio (di Leningrado) attraverso un’altra radio (di Lugano), “…Leningrado suona!” rievoca l’immediata vigilia del concerto nel Palazzo dei Congressi, sempre a Lugano. Sul palco centosedici leggii, sei musicisti che accordano gli strumenti. Fuori scena, altrettanti attori che danno voce ai loro pensieri. Sarò in grado di suonare? Mi basterà il fiato o la forza nelle mani? A cosa pensa un violino mentre prova un passaggio insidioso? A tenerlo in ansia è più il proprio stato di forma o quello della cassa armonica dello strumento, bloccata per tutto l’inverno in una corazza di ghiaccio? Dall’ansia di questi musicisti assediati alla lotta segreta tra il senso del ritmo e quello della fame, passando per il brivido di chi sta per entrare nella Storia e la paura di non esserne all’altezza: sono pensieri che si illuminano, voci che si accendono all’improvviso e poi sfumano, strumenti che frugano nel buio alla ricerca dell’intonazione giusta, dopo mesi di silenzio. Alla fine del radiodramma, saliva sul palco il resto dell’orchestra, il direttore Mikhail Pletnev sollevava le bacchette, partiva la Settima di Šostakovic e il Palazzo dei Congressi di Lugano si trasformava definitivamente nella Sala Grande della Filarmonica di Leningrado.